Dal 1955 al 1957 una nuova musica si afferma definitivamente e acquista un nome specifico: «Rock and Roll». Il Rock con le sue produzioni artistiche e con le pratiche sociali che lo accompagnano, apre prospettive inedite per quanto riguarda le dimensioni private dell’amore, del sesso, dell’identità di genere. Ma questo stile mu- sicale non è certo chiuso nella dimensione del privato, giacché è egualmente capace di affrontare anche questioni che riguardano la sfera pubblica contemporanea e le sue contraddizioni.
Un caso singolare in questa ricodificazione sono stati i Led Zeppelin, un gruppo che più di ogni altro ha contribuito a conservare nella nuova musica una sorta di “memoria dell’antico”. Se prendiamo una delle principali testimonianze visuali della loro attività dal vivo, cioè il film The Song Remains the Same, che documenta una serie di concerti tenuti al Madison Square Garden di New York tra il 27 e il 29 luglio del 1973, scoviamo parecchi elementi. In una sequenza narrativa del film, osserviamo il chitarrista Jimmy Page scalare un dirupo nei pressi della sua dimora Boleskine House, sulla riva orientale del Lago di Loch Ness. Una “casa maledetta”, in cui aveva soggiornato il noto mago e scrittore inglese Aleister Crowley (1875- 1947), di cui Page era grande ammiratore.
È una notte di plenilunio, le mani nude che si aggrappano ai ciuffi di erba mentre lotta per raggiungere la vetta: in cima al precipizio un eremita con in mano una lanterna – abbigliato come la IX lama dei tarocchi – illumina la salita di Page. In un ultimo sforzo egli protende il braccio verso l’eremita: quando le due mani si toccano, si compie una metamorfosi: il volto del vecchio muta miracolosamente in quello di un uomo che diventa sempre più giovane, è lo stesso Page a subire la trasformazione, da adulto a ragazzo, a bambino, a embrione che ritorna nell’utero materno. Il processo quindi si capovolge e Page si trasforma nuovamente nell’eremita. La sequenza si conclude con il vecchio che facendo roteare un bastone in semicerchio genera una sorta di arcobaleno, un gesto imitato da Page quando le immagini tornano all’esibizione dal vivo.
La musica che fa da sfondo è un classico del gruppo, Dazed And Confused, un brano attribuito a Jimmy Page ma in realtà “catturato” a Jake Holmes, un cantautore folk-rock americano che ebbe un discreto seguito alla fine degli anni Sessanta e fu “scoperto” dagli Yardbirds, uno storico gruppo rock-blues in cui al tempo militava Jimmy Page. Le inquadrature della salita al dirupo con l’eremita hanno come sfondo sonoro questa parte improvvisata del brano, una melodia angosciante, un flusso che sembra aggirarsi negli spazi oscuri dell’inconscio; vi si trovano mescolate pulsioni contraddittorie, che si oppongono l’una all’altra, senza conciliarsi e nemmeno separarsi nettamente, come nei sogni.
La sperimentazione, in particolare l’uso dell’archetto da violino, ha radicalmente trasformato l’impatto sonoro, in quanto elemento emozionale che prevale sulla tecnica di esecuzione. Allegoria sonora della mente dilatata nei territori inesplorati della coscienza, equivalente musicale dell’esperienza allucinogena. Un vivido esempio di “psichedelia”: il ritmo è una successione di forme in movimento, di suono e di pause, di luce e di buio, di frenesia e di quiete. La cultura “underground” nata dalla crasi di musica ed uso di sostanze psicoattive, genericamente nota come cultura “psichedelica”, si è subito caratterizzata come foriera di una spiritualità alternativa, che valorizzava la ricerca della conoscenza di sé attraverso un’intensa comprensione della soggettività personale. “Psichedelico” fu un vocabolo coniato da Humphry Osmond (1917-2004), uno psichiatra amico di Aldous Huxley (lo scrittore de Il mondo nuovo), nel 1956, per descrivere l’effetto di talune sostanze psicoattive (mescalina, psilocibina, LSD), non altrimenti denominabile. La nascita del fortunato termine, fu l’esito di una piccola gara con l’amico Huxley. Dopo una serie di tentativi falliti (“psicolitico”, “psicheressico”, “psicormico”), egli giunse finalmente a “psichedelico», dai termini greci psychē, che vuol dire “anima” e (nel mondo anglosassone) in senso più esteso “mente”, e delo, che vuol dire “manifestare”.
La simbiosi tra psichedelia, musica rock e spiritualità porta verso una nuova forma di trascendenza che potremmo definire genericamente “gnostica”, incentrata sulla convinzione di una salvezza che può giungere solo attraverso la conoscenza e non la fede o le opere. Alla base della speculazione gnostica sta infatti una duplice contrapposizione, tra l’uomo e il mondo, e nel medesimo tempo tra il mondo e Dio; risolta nel ritorno dell’uomo, o meglio, della parte divina che sta nell’uomo, alla dimensione originaria, paradisiaca.
Il mito centrale dello gnosticismo è il racconto di un ritorno alle origini, un desiderio precosmico dal quale si sviluppa una colpa anteriore che porta alla creazione dell’uomo e del mondo, intesi entrambi quali carceri dell’anima di luce. La gnosi non è una conoscenza derivante da questo mondo, il suo raggiungimento implica una trasformazione che non è intellettuale.
L’uomo vive nell’incoscienza, in un sonno cosmico, reso ubriaco delle potenze creatrici del mondo: se l’atto noetico della “gnosi” non sarà accompagnato da un esercizio e un’esperienza concreti, indispensabili per conseguire la “separazione” dalla presente modalità di esistenza, verrà a mancare ogni presupposto per giungere ad una Vita consapevole e cosciente. La riscoperta della vera dimensione spirituale nello gnosticismo coincide quindi con la “conoscenza” accurata delle facoltà noetiche in cui si esteriorizza il nostro pensiero. Un movimento conoscitivo che dal “silenzio” dell’Uno porta all’”abisso” della molteplicità. È il dispiegarsi del mythos, una realtà vissuta in un tempo delle origini, fuori e prima del tempo, al di là di ogni possibile datazione. Poiché rievoca le origini delle forze primordiali e divine, il racconto mitico è sentito come unico, veritiero “luogo” e “tempo” in cui è sorto l’universo. In ciò consiste l’essenza di ogni vera “rivoluzione” o di “nuova creazione” = palingenesia che dir si voglia, il cui fine è una mutazione interiore: è il senso della “rivoluzione psichedelica”.
La Sophia gnostica, la “Sapienza” decaduta, implica la nozione di un ritorno a una situazione originaria di integrità, di non commistione, di unità. Il ritorno del molteplice all’uno. Tale prospettiva è estendibile dalle Upaniṣad al Taoismo. Quando questa molteplicità è vista come illusoria, e viene considerata come deviazione e caduta, e quindi in stato di opposizione negativa e antagonistica rispetto all’unità, quando l’ātman umano e individuale è visto come parte del grande Ātman e identico al Brahman, e quando si ritiene che la salvezza coincide con l’aver coscienza di tutto questo, allora si è in una condizione mentale che presup- pone un’apertura verso i conseguimenti offerti dalla “gnosi”.
Non a caso è proprio della cul- tura psichedelica, a partire dal noto viaggio in India dei Beatles, il recupero delle religiosità orientali. Il soggiorno “mistico” dei Beatles in India rendeva accessibile a una grande massa di giovani le culture orientali; una nuova ritualità che si esprimeva soprattutto con un rinnovamento musicale, in cui le sperimentazioni di John Coltrane e di Jimi Hendrix erano esercizi spirituali che traducevano in ritmo una concreta scelta di vita, dove la poetica della Beat Generation si univa alle proposte utopiche e lisergiche degli hippies e dei “figli dei fiori”.
L’individuo è quindi “Disorientato e confuso” (Dazed and Confused) di fronte al proprio isolamento, confinato in una dimensione totalmente estranea. È la sensazione di sconcerto e di angoscia che vuole trasmettere la melodia del brano dei Led Zeppelin. Il gruppo si fa quindi interprete di un chiaro disagio esistenziale, un’esperienza condivisa che porta a uno svelamento, una penetrazione e un’attualizzazione di una realtà nascosta, esoterica: le immagini che scorrono sullo schermo si rifanno a una precisa tradizione ermetica e rimandano a un precedente lavoro dei Led Zeppelin, cioè la copertina del loro quarto album (pubblicato l’8 novembre 1971 dalla Atlantic Records). Il disco, come consuetu- dine del gruppo, non riporta note identificative tranne per i titoli dei brani, il testo di uno di essi (Stairway to Heaven) e quattro simboli che individuano i quattro membri del gruppo ‒ l’album è infatti anche noto tra i fans come Four Symbols.
È nota la passione di Jimmy Page per l’occulto e il mistero che si manifesta a partire dal simbolo scelto per se stesso, foneticamente assimilabile alla parola “ZoSo”, ma tratto da un libro del medico, matematico, filosofo e astrologo Gerolamo Cardano, il De rerum varietate (1557). L’opera in questione rappresenta una summa del sapere del tempo, mostrando particolare attenzione alle conoscenze di ordine magico e astrologico; il capitolo 90, intitolato Ars magica Artefici et Mihinii, discute in maniera approfondita la disciplina magico-ermetica, esibendo tutta una serie di caratteri e sigilli planetari. Un’arte i cui fondamenti si ritrovano nelle tecniche astromagiche medievali: la magia astrologica agiva in dipendenza dei corpi celesti e delle loro ema nazioni, e attraverso il talismano o imago, cercava di attrarre particolari influssi; la sua efficacia dipendeva dalla scienza dei luoghi delle stelle fisse, che determinavano le diverse configurazioni astrali come rapporti tra immagini, da cui derivavano strutture e relazioni terrene. Nell’opera del Cardano il carattere o sigillo magico che ritroveremo nell’album dei Led Zeppelin associato a Jimmy Page è quello di Saturno.
La copertina si può dire suddivisa in due parti, esterna ed interna, a loro modo complementari. L’esterno presenta un dipinto ad olio ottocentesco (acquistato da Plant in un negozio di antiquariato a Reading nel Berkshire) che ritrae un vecchio in campagna, piegato sotto il peso di un fascio di bastoni portato sulla schiena; il quadro è appeso a una parete, in parte demolita, da cui penzolano frammenti di tappezzeria. Oltre il muro in frantumi si vede (ed è il retro della copertina) un paesaggio urbano sul quale domina un palazzo residenziale molto alto, la Salisbury Tower nel quartiere Ladywood di Birmingham.
Un avvicinamento tra i due ambienti, rurale e urbano, che nelle parole di Page dovrebbe far riflettere sulla distanza fra il mondo contadino, espressione di uno stile di vita antico e a suo modo autentico, e l’alienazione sociale che contraddistingue le periferie urbane; la città come luogo di estraneità, in cui è andata smarrita la dimensione della convivenza fra individui. Un primo livello di significato che si approfondisce aprendo l’album: l’illustrazione
interna, opera del pittore visionario Barrington Coleby (1945- 2014), mostra l’eremita dei tarocchi, che osserva dall’alto di un dirupo un piccolo borgo medievale attorniato da mura, quello che tecnicamente si chiama un “Ricetto”; un giovane sta scalando la montagna in direzione dell’eremita, presumibilmente per condividerne la saggezza. La stessa scena che abbiamo visto ripetuta nel film. Tutti questi materiali iconografici hanno ovviamente dei precisi riscontri con una tradizione magico-ermetica che si è trasmessa sino a noi grazie al genio musicale di Jimmy Page e dei Led Zeppelin. È questo per me il ‘reale’ senso del sacro nel mondo contemporaneo.
10 marzo 2022 (tra pandemie e guerre)